In Virginia, negli Stati Uniti, tornano i venti maschilisti che vorrebbero le donne a casa, ma la mancession, vale a dire la recessione declinata al maschile, sta inesorabilmente cambiando l'identikit della forza lavoro. Dei 6,7 milioni di posti persi dall'inizio della crisi, oltre il 74% ha interessato gli uomini. Da questa parte dell'Atlantico la situazione non è molto diversa, eppure sopravvive immutata la differenza di remunerazione fra uomini e donne. Più donne nel mondo del lavoro non significa maggiore parità e lo dimostrano i dati della Equality and Human Rights Commission, che lancia l'allarme: le donne guadagnano tra il 39 e il 47% in meno dei colleghi maschi e incassano l'80% di bonus in meno. In Italia il pay gap non è così accentuato, ma comunque conta per un quinto della parte variabile dei compensi nel settore finanziario. Il vero problema, però, non è tanto misurare le differenze salariali di fisso e variabile, quanto invece riuscire a trovare donne ai vertici della finanza nostrana.